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Il piccolo Emanuele, dopo un triste, doloroso periodo di maltrattamenti, grazie al sostegno di Don Felice, sente riaffiorare un po' di serenità trascorrendo un paio di stagioni presso una famiglia di salariati del padre Domenico; questi ne apprezzano la sensibilità e ben contenti si prendono cura di lui e di suo figlio. Qui il ragazzino avrà anche modo di rafforzare una bella amicizia con un coetaneo e considerarne l'inestimabile valore; un affetto reciproco e profondo li accompagnerà per sempre, anche dopo la loro separazione. Attraverso la narrazione dell'infanzia di Enrico l'autore con il consueto, prospero lessico diretto, trasmette uno spaccato ricco di dettagli, fino a lasciar percepire odori e suoni, della vita "dolce e amara" nelle cascine padane nei primi decenni del Novecento, fornendo al lettore, con estrema semplicità e leggerezza, precise indicazioni riguardo abitudini di vita, ritmi, alimentazione. Riferisce un'attenta descrizione del cadenzato lavoro nei campi - nelle risaie in particolar modo - descrivendone mestieri, strumenti e abitudini, non tralasciando riferimenti a vegetazione e fauna autoctone.